Nelle ricostruzioni 3D è importante che ogni materiale utilizzato sia assolutamente coerente e verosimile al luogo, al tempo e alla tecnica. Se pur inserite nell’ambito del linguaggio cinematografico e dunque anche emozionale, laddove sia possibile si utilizzano materiali e stilemi strettamente appropriati e coerenti a quello specifico contesto e periodo storico.
Molte altre volte, invece, in assenza di riscontri archeologici, diventa necessario immaginare un intero contesto stilistico e di materiali. In quei casi in cui vi è assenza di reperti concreti, si può fare affidamento su importanti descrizioni letterarie e studi critici, che permettono di azzardare delle ipotesi ricostruttive storicamente verosimili.
Nella ricostruzione 3D del Secondo Tempio di Gerusalemme, mostrato qui sotto, siamo partiti, ad esempio, dalla descrizione di Flavio Giuseppe e da ciò che è stato ipotizzato in studi successivi, si è guardato più a oriente della Palestina che alla Grecia per immaginare l’interno del Tempio.
Altri esempi di presunta coerenza che abbiamo realizzato in seguito ad approfondite ricerche sono Palazzo ducale di Venezia intorno al secolo IX, la Biblioteca alessandrina, il Tempio di Vesta o il Teatro di Pompeo. Tutte visioni plausibili e formalmente verosimili, in termini di stili e materiali proposti dalla messa in scena tridimensionale, ispirata e informata dalle fonti letterarie e critiche.
Come fare, invece, quando non c’è neppure una fonte letteraria diretta cui far riferimento? In tal caso, si è costretti a improvvisare liberamente ‘a soggetto’, reinventando completamente un ambiente storico o addirittura futuro. Momenti in fondo di divertimento e di proposta visiva che tuttavia cercano sempre di contestualizzare una propria coerenza e logica costruttiva, prendendo a riferimento gli esempi costruttivi e stilistici che si possono studiare su altri modelli di quel preciso contesto e periodo storico.